E. Hemingway - Il vecchio e il mare

Ernest Hemingway - Il vecchio e il mare 

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Fra il 1950 e il 1953 Ernest Hemingway viaggiò molto in Italia, fra Venezia, Cortina e altre città.

Nel borgo di Acciaroli, in Cilento, un giorno all’inizio degli anni ‘50, “giunse da lontano uno scrittore dal whisky facile, troppo curioso per i gusti degli uomini di mare, che alla fine però riuscì simpatico per la sua generosità; a quei tempi un sorso di buon secco era tanto….. Era un uomo che non faceva mai niente; si metteva sotto le giovani palme sul piazzale antistante la chiesetta, guardava il mare verso la Licosa e scriveva con a fianco la bottiglia e camminava scalzo, e voleva sapere tante cose”. Era lui, Ernest Hemingway,

che qui affittò una piccola abitazione, di fianco alla chiesa, nelle immediate vicinanze della torre, posta sugli scogli e aperta al mare. Il suo “Il vecchio e il mare” è una storia di grandezza e di semplicità, di libertà e di coraggio, e di fatica, come lo erano le vite dei pescatori di Acciaroli. Qui potete trovare il racconto del suo soggiorno attraverso i ricordi di chi lo ha conosciuto. www.cilentonotizie.it

E' la storia del vecchio Santiago che, dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, trova la forza di lasciare nuovamente la sua catapecchia sulla sabbia, in riva al mare di Cuba, e di rimettersi in mare. Vuole sfidare ancora una volta la sua atavica sfortuna, vuole dare una nuova possibilità alla sua vita, vuole far vedere a tutti, al villaggio, che non è un uomo finito. Seguiranno notti insonni, fredde, trascorse nella sconfinata solitudine dell’oceano, dove l’infrangersi delle onde contro la barca. Quando la lenza comincia a muoversi, Santiago capisce che il marlin è enorme, il più grande che lui abbia mai visto: è la sua grande sfida, forse l'ultima. E la lotta ha inizio: mentre stringe tra le mani quella lenza imbrattata dal suo stesso sangue, Santiago affronta quasi a mani nude gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, sfida la forza disperata del marlin che con tutte le sue forze cerca di liberarsi dall'amo, resiste alla fatica alle notti insonni alla fame. Alla fine, alla lenza resterà attaccato solo metà di quel pesce, ma quella metà rappresenta la sua ritrovata dignità, la giustificazione di tutta una vita.

Il racconto fu premio Pulizer e, nel 1954, Nobel per la Letteratura.

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